Uno degli episodi più famosi della vita di Francesco d’Assisi è senz’altro il racconto del lupo di Gubbio, che il santo avrebbe ammansito e riconciliato con gli abitanti di quella città.
Si narra infatti Francesco era stato ospitato parecchie volte nell’abbazia (oggi Vallingegno, presso Gubbio) e sempre vi era stato accolto «con amore».
I contadini di Gubbio cominciarono a chiamarlo dicendo: “Francesco, resta con noi e non voler andare avanti, perché da queste parti ci sono dei lupi famelici che divorerebbero il tuo asinello, coprendo di ferite anche voi”. E il beato Francesco replicò così: “Non ho mai fatto nulla di male al fratello lupo, perché ardisca divorare il nostro fratello asino. State bene, figli, e temete Dio!”. E così frate Francesco proseguì il suo cammino senza imbattersi in sventura di sorta. Questo ci ha riferito uno dei contadini che era stato presente al fatto».
Francesco mostra di non temere il lupo non perché si consideri più forte di lui e quindi in grado di tenerlo alla larga, ma perché giudica l’aggressività del lupo una risposta all’aggressività dell’uomo.
Attenti all’uomo (e non al lupo).
Il lupo di Gubbio in realtà era una lupa.
Una curiosità. I Fioretti di san Francesco raccontano del famoso “lupo” di Gubbio; ebbene, non si trattava di un lupo ma di una lupa, come si legge sulla facciata della chiesa della Vittorina proprio a Gubbio: “Qui Francesco placò la perniciosa lupa”.
Non solo: nella chiesa di San Francesco della Pace , sempre a Gubbio, il santo è raffigurato in una statua nell’atto di ammansire non un lupo ma una lupa visibilmente femmina.
La storia racconta che Viveva intorno a Gubbio un lupo assai feroce che aveva i denti più acuti che i mastini e divorava uomini e bambini.
Dentro le mura piccole di Gubbio stavano chiusi i cittadini e temevano ciascuno della propria vita. La paura infatti non li lasciava uscire dalle mura.
E San Francesco venne a Gubbio, e intese del lupo, delle stragi, delle offese;
ed ebbe un riso luminoso e fresco, e disse: “O frati, incontro al lupo io esco!”.